Racconti

“Tu, il mio racconto più erotico” di Deborah Biasco

«Non sarei pronta per una notte di sesso», dissi mentre infilzavo il pollo con la forchetta.
«Sei perfetta così come sei», rispose lui.
Non me lo avevano mai detto e in quel momento, se avessi potuto, (Dio se avessi potuto!), avrei lasciato il tavolo, gli avrei teso la mano e lo avrei portato con me in bagno. Lo avrei baciato, finalmente, e con la lingua avrei cercato nella sua bocca quelle parole che aveva pronunciato poco prima: sei perfetta. Lo avrei spogliato, sfilandogli la giacca e poi il maglione e la maglia di cui si intravedeva il blu; lo avrei spinto verso il muro e mi sarei fatta spingere con la stessa foga, con la stessa impazienza. Le sue spalle le avrei accarezzate e posandoci le labbra, le avrei sentite sciogliersi sulla sua pelle. Se avessi potuto, mi sarei fatta strappar via il maglioncino e il reggiseno sarebbe caduto sul pavimento come ogni mia timidezza, con fermezza. Lo avrei stretto e non avrei opposto nessuna resistenza alle sue mani e ai suoi occhi che tante volte mi avevano penetrata, fino al punto più profondo, fino alla nudità più scabrosa, fino alla carne più viva. I miei jeans sarebbero scivolati lungo le gambe che fremevano dal desiderio di stringersi intorno ai suoi fianchi, per sentirlo mio e per sentirmi sua. Gli slip, i miei e i suoi, si sarebbero incontrati ai nostri piedi, conservando il brivido di tutto quel desiderio che ora ci saremmo sussurrato tra baci e gemiti. Se solo avessi potuto, avrei immerso le mie dita tra i suoi capelli, stringendoli in una presa ardente e struggente. Avrei sollevato la mia gamba destra e lo avrei circondato tirandolo a me, senza dargli scampo se non quello che lo avrebbe condotto dentro me; e così sarebbe stato. Il suo pene avrebbe sfiorato le mie labbra per poi farsi strada in mezzo a loro come fanno le stelle cadenti che squarciano il cielo. Sarebbe entrato piano, ritirandosi e avanzando ancora e ancora. Fino a fermarsi qui, a casa. Io avrei cercato l’aria che sembrava mancare e l’avrei trovata tra il suo collo e la sua spalla, dimenticando dove eravamo e in che anno stava succedendo tutto questo. Chi e cosa c’era oltre ai nostri corpi che da secoli si stavano cercando? Lo avrei ignorato, nessun pensiero, il nulla. Solo il suo respiro, solo il mio respiro. E quella scintilla che dai capelli mi avrebbe percorsa tutta, seguendo le curve e assecondando le svolte, fin lì: in quello spazio che lui stava riempiendo. La scintilla sarebbe divampata e divenuta fuoco, avrebbe fatto esplodere tutto. E il mio piacere e il suo piacere avrebbero illuminato l’infinito come galassie infuocate, come big bang, come fulmini, come albe di luce, come tramonti di passione, come lune di poesie. Lui sarebbe venuto dentro di me inondando il mio corpo e rinnovandolo e io sarei venuta avvolgendolo con l’umidità del mio piacere. E saremmo rimasti così, in un luogo senza geografia e in un attimo fuori dal tempo. In un abbraccio arreso e agguerrito. Avrei sentito il suo respiro sul mio seno, la sua testa addossata a me come se altrove fosse stata fuori posto, il mio mento tra i suoi capelli scompigliati in un disordine in cui solo le mie labbra avrebbero saputo muoversi senza perdersi. Ci saremmo sfiorati, accarezzati e io avrei scritto la più bella poesia sul muro ingiallito di quel bagno. E avrei pregato Dio, lo avrei pregato con tutte le forze di fermare il tempo. Perché ogni movimento avrebbe significato un istante in meno di quella nostra eternità. Non uscire, non ancora. Resta. Resta a casa, per sempre. E lui sollevando il volto e guardandomi negli occhi, avrebbe accennato un sorriso e piano se ne sarebbe andato, sarebbe uscito da me, dal mio corpo tiepido e scosso dal troppo ardere e io mi sarei sentita vuota e fragile. Voglio essere il tuo più bel racconto erotico, mi avrebbe sussurrato nell’orecchio. Sei da sempre il mio racconto più erotico. Erotico è il tuo nome, i tuoi capelli sono erotici, soprattutto quando sono scompigliati dal piacere. Erotica è la tua voce e il modo in cui la fai vibrare nell’aria, nel mondo. Erotico è il tuo sguardo, il colore dei tuoi occhi è erotico e l’intensità con cui infiammi i miei. Sempre, ogni volta.
«Ci sei? A che pensi?»
«A nulla. Buono il pollo. Molto buono.»

Puoi leggere un alto racconto di Deborah Biasco qui

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